Servizio da 18 Piatti Natalizi in Porcellana Ora Come Allora

Giulietto allungò una mano verso il piatto da portata al centro del tavolo e, nel massimo silenzio, sfilò una tartina al prosciutto e la portò alla bocca alla velocità della luce. Esultò, ma urtò il piatto con il bordo in tartan rosso davanti a lui, che batté contro il piatto piano tutto colorato di tartan e attirò l’attenzione della mamma. “Uffa!”, brontolò il bambino. Lei sorrise. “Ti avevo già visto. Lo sai che ci metteremo a tavola solo quando ci saremo tutti”. “Ma quando arriva zio Gianni?”, brontolò allora la piccola Sofia, “Perché è sempre l’ultimo ad arrivare?”. 

La nonna, seduta in sedia a dondolo a sferruzzare, alzò gli occhi divertita. “Perché altrimenti non sarebbe lui… vi ricordate forse di un Natale in cui è arrivato puntuale?”. I bambini, senza neanche pensarci, scoppiarono a ridere e scossero la testa. In realtà non vedevano l’ora che arrivasse lo zio, il simpaticone della famiglia, che raccontava barzellette, mostrava le foto dei suoi viaggi e raccontava storie meravigliose. “Ti ricordi quando ci ha raccontato di aver volato sulla slitta di Babbo Natale?”, chiese allora Giulio. “Oh, non è l’unico!”, rise la mamma e incrociò gli occhi della nonna, “Quando io e zio Gianni eravamo bambini anche il nonno ci raccontò di aver incontrato Babbo Natale una volta…”. Prese una delle cornici dalla mensola e la guardò con affetto: lei e il fratello indossavano due maglioncini rossi e un cerchietto con le corna da renna e guardavano il papà con un maglione in tartan intento a mostrare loro una pallina rossa. “Mamma, ci racconti come festeggiavate il Natale quando tu e zio Gianni eravate piccoli?”. 

La storia li prese a lungo. La nonna iniziò a ricordare delle calze appese al camino e dei piccoli che saltavano, senza arrivare al bordo, perché non riuscivano a resistere alla curiosità di scoprire quali dolcetti ci fossero all’interno, mentre la mamma raccontò delle lunghi notti della Vigilia passate a dormire sul divano sperando di incontrare Babbo Natale. “Chissà chi mi ricorda?”, commentò la nonna. I bambini scoppiarono a ridere. Il campanello suonò e sulla soglia apparve un Babbo Natale con il cappello sbilenco. “Sorpr…”. “Zio, finalmente!”. “Ma come, mi avete riconosciuto subito?”, protestò lui. “Ti vesti da Babbo Natale ogni anno”, le prese in giro Sofia. Lui arrossì un po’ e per distrarli tirò fuori dalle tasche bastoncini di zucchero e caramelle. Poi mostrò una pallina rossa. “E, come da tradizione della nostra famiglia, il giorno di Natale il più piccolo appende l’ultimo addobbo all’albero… oh come dite, non sono io il più piccolo?”. Tese la pallina a Giulietto e lo prese in braccio perché potesse raggiungere il ramo dell’albero più alto. 

La tavola vestita a festa trabocca delle memorie dei tempi lieti, delle risate al calore di una fiammella che scalda le guance, di un dono tanto desiderato da portarlo impresso nel cuore e della meraviglia, di anno in anno, alla scoperta che in fondo, anche se tutto cambia, le cose importanti si cristallizzano nei ricordi: sempre ci sarà qualcuno a ricordarle e a raccontarle finché ci saranno animi curiosi, desiderosi di rivivere quelle felicità. 

Raccontano quella storia i piatti in tartan Ora Come Allora, il piatto fondo interamente colorato, il piatto piano e il piattino con i soli bordi decorati e il centro bianco. È il tartan con i quadri verdi e oro sul fondo rosso, è il calore del focolare domestico, delle coperte che scaldano le spalle mentre fuori il vento soffia sorte, lungo i cui incroci di righe colorate scorrono le feste di ieri e di oggi. Ogni riga incontra e abbraccia tutte le altre, ogni volta è un intreccio di colore diverso che, però, porta sempre il medesimo invito a riunirsi insieme al momento giusto per non dimenticare ciò che davvero conta.