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Il cellulare vibrò e la schermata che si aprì mostrò a Gabriele la tavola addobbata con la bella tovaglia bianca, le stelle di Natale al centro e i piatti dal bordo rosso tutto decorato da stelline dorate e scie di comete. L’uomo iniziò a tamburellare con i piedi, rischiando quasi di far cadere tutti i pacchi che aveva impilato sulle ginocchia e guardò fuori, dal finestrino del treno, il panorama di alberi e campi che scorreva. Non gli era familiare. Qualcuno, un po’ di sedili più avanti, iniziò a fischiettare le note allegre di Jingle Bells. Era il pomeriggio della Vigilia e il sole tramontava rapidamente. Sperava di essere a casa in tempo per riunirsi con la famiglia.
A molti chilometri di distanza anche il piccolo Pietro tamburellava con i piedi sul pavimento, appoggiato allo schienale di una sedia rivestita con un ampio cappello da Babbo Natale sicché, bassino com’era, da lontano si vedeva solo un ciuffo marrone con un pompon bianco. Continuava a lanciare occhiate ora alla tavola, che la nonna stava apparecchiando con cura, ora alla finestra e al sole che tramontava e, mentre dalla cucina arrivava l’odore della minestra misto a quello del baccalà, si chiedeva se il papà sarebbe arrivato in tempo per la grande festa della Vigilia.
Il bambino andò a sedersi al suo solito posto, quello accanto all’albero di Natale e seguì con il dito il contorno di una coda di cometa sul bordo del piatto fino alla stellina. Quello era stato il primo anno in cui era riuscito a scrivere la letterina a Babbo Natale da solo e per sé non aveva chiesto niente, solo che il papà tornasse a casa in tempo per le feste. La mamma gli diceva sempre a Natale tutto è possibile e spesso lo invitava ad alzare gli occhi al cielo in cerca di una stella alla quale esprimere un desiderio. Ma il cielo di città spesso era nuvoloso e le stelle non si vedevano proprio. Dalla tv arrivarono le familiari battute della sua trasmissione preferita, il segnale che bisognava mettersi a tavola e, infatti, puntuale, arrivò la mamma con un vassoio di crostini al miele con i salumi. Pietro chiuse gli occhi e, con il dito ancora sulla stellina del piatto, desiderò con tutto il cuore che il suo papà arrivasse. Fu appena un attimo e oltre la tenda della finestra gli parve di vedere la scia dorata di una cometa. Ma non ebbe il tempo di scoprirlo perché alle sue spalle risuonò una voce familiare. Esattamente quella che desiderava sentire.
Il servizio di piatti natalizi con i bordi rossi decorati da stelle dorate che si caricano di desideri lieti
Al cielo di Natale alzano gli occhi tutti i piccini che aspettano Santa Claus con gioia, ma anche i grandi che non hanno dimenticato quanto sia bello aprire il cuore alla meraviglia. Finché poi gli occhi tornano a posarsi su ciò che davvero conta, sui sorrisi di chi si vuol bene, sulle chiacchiere di chi non si vede da tempo e ora ha tanto da raccontarsi, sulle mani che tendono un dono lungamente atteso. E in un attimo un desiderio è fiorito alle labbra, senza neanche bisogno di dire ‘Make a Wish’, esprimi un desiderio.
Anche perché è proprio davanti a noi. I piatti Make a Wish, piatto piano, fondo e piattino, rispecchiano esattamente quel cielo stellato poiché sul bordo rosso sono ammantati di stelline dorate. Sono le più belle stelle del cielo di Natale e da esse partono sottili scie dorate dalle code ricurve che si incontrano e finiscono per disegnare una corona, una mappa del viaggio che Santa Claus compie in tondo intorno al mondo. Abbiamo espresso tutti un desiderio? Non dobbiamo fare altro che attendere che si realizzi.
Materiale | Porcellana |
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Plus | Lavabile in Lavastoviglie |
Composizione Set Piatti | 6 Piatti fondi - 6 piatti piani - 6 piatti dessert |
Larghezza Piatti | Piattino: 20 cm, Fondo: 21 cm, Piano: 23 cm |
Lunghezza Piatti | Piattino: 20 cm, Fondo: 21 cm, Piano: 23 cm |
Altezza Piatti | Piattino: 2 cm, Fondo: 4 cm, Piano: 2,5 cm |