Servizio da 18 Piatti Natalizi in Porcellana A Natale Puoi

La piccola Dottie picchiò il nasino contro il vetro schermandosi gli occhi per proteggersi dal sole che splendeva alto e sospirò. Quel dicembre era stato un mese incredibilmente caldo per essere inverno e di neve non se ne era vista proprio. Peccato perché l’anno precedente suo cugino le aveva raccontato di quanto si fosse divertito in montagna, a giocare con lo slittino e a fare palle di neve. Con i fiocchi di neve finta, almeno, era riuscita a mettere su una battaglia a palle di neve con il papà, ma per lo slittino, purtroppo, nessuno dei due aveva avuto idee. 

Dottie voltò le spalle alla finestra e tornò ad ascoltare i discorsi che si levavano intorno alla tavola vestita a fetta. Nel suo piattino, un bel piatto tondo bianco con i bordi decorati da stelline sbrilluccicanti e una stella di Natale nel mezzo, era rimasto ancora un po’ di pollo ripieno. Non aveva più fame, non le era rimasto un briciolo di spazietto, ma ne avrebbe trovato di lì a poco per il dolce. Suo cugino Giovanni, intanto, stava di nuovo parlando dello slittino e di quanto si fosse divertito. “Quando scivoli giù…”, stava spiegando alla più piccola dei cugini, che in realtà sembrava più concentrata sul carillon con i cavallini sotto l’albero, “Devi mettere le mani così e così…”. Dottie non ne poteva più. Chi lo diceva che per giocare con lo slittino c’era bisogno per forza della neve? Prese il suo, fino a quel momento fermo sotto l’albero come fosse una decorazione, lanciò un’occhiata al cortile e alla strada, che in punto curvava abbastanza, e corse in cucina a cercare la salsa al burro con cui la mamma aveva condito il pollo. 

“Posso fare io la prima discesa? Posso?”, le chiese il cuginetto. Dottie lo guardò male. “Così poi passerai tutto il prossimo anno a raccontarlo! No! Adesso tocca a me!”. Posò lo slittino sul marciapiedi e si dette una spinta con il piede. Prese velocità in un lampo e il “Wow!” di entusiasmo si trasformò dopo qualche secondo in un “Oh” di preoccupazione quando lo slittino virò improvvisamente verso il cespuglio del vicino e lei ci finì dentro con tutta la testa. Il vecchietto, che l’aveva vista dalla finestra, si affacciò. Dottie non lo conosceva bene, ma tutti dicevano che fosse un po’ burbero. Lui, però, le sorrise, l’aiutò a rialzarsi e riaccompagnò entrambi a casa. “Con voi due facciamo i conti dopo”, disse subito la mamma guardandola male, poi rivolta al vecchietto, “C’è il panettone in tavola… perché non si unisce a noi?”. 

Non c’è desiderio, anche il più piccolo, che non ci si possa impegnare per realizzare, soprattutto a Natale, il tempo speciale del cambiamento in cui tutto diventa possibile. Il tempo del sogno, del gioco spensierato, di un sorriso donato che porta in cambio un’emozione sincera, perché A Natale Puoi. 

Tant’è che sul servizio di piatti A Natale Puoi, nel candore niveo del fondo, si schiude una Stella di Natale, faro di gioia e rinnovamento. Nel piatto piano ne sbocciano due, ai margini, mentre nel piatto fondo e nel piattino è esattamente al centro. Rigogliosa di petali, apre le sue corolle e accoglie, come fosse un tesoro, il pistillo dorato. La circondano due rami di agrifoglio dalle bacche rosse, piante fortunate e beneaugurali: come fosse spuntata in mezzo alla neve, ci ricorda dove è casa, dove sono gli affetti, ciò che conta ogni giorno. Ai margini dei piatti brilla una corolla di stelline, le più belle del cielo natalizio, e, lungo i bordi, è tutto un fioccare di cristalli di neve, ora più sottili e ramificati, ora più tondi, che danzano tra scie dorate di cometa. È la magia che illumina il nostro sguardo.