Schiaccianoci Giudice delle Note 35 cm

Gaia scaldò la voce e un po’ titubante provò a gorgheggiare qualche nota. Andava sempre in difficoltà sulle tonalità più alte, non riusciva a mantenere il ritmo e la voce le tremava. Cantare era il suo sogno e desiderava ardentemente che diventasse anche il futuro. Da piccola la chiamavano scherzosamente ‘la colonna sonora del Natale’, perché ad ogni riunione di famiglia lei cantava una canzoncina o musicava una poesia e quel soprannome le piaceva un sacco. Poi crescendo si era concentrata sulla scuola e sullo studio, esercitandosi sempre meno. E, una volta deciso di riprendere da dove aveva lasciato, le sembrava che le mancasse qualcosa. Forse aveva un pochino di timore di rimettersi in gioco. Scosse la testa, non doveva pensarci.

Quando riaprì gli occhi era in salone, davanti all’albero addobbato. Sentiva un suono ritmato di tamburo, una melodia molto gradevole e simpatica. Si sentì solleticare la gola e le venne d’istinto intonare una serie di vocalizzi. Seguì la musichetta che diventava più repentina man mano che raggiungeva le note più alte. Riusciva a tenere la voce! Chiuse con un ultimo gorgheggio, molto acuto e il tamburo tacque. Ci era riuscita! 

Quando riaprì gli occhi era ancora al tavolo. “Ho sognato…”. Ancora presa dall’entusiasmo ripetè correttamente la scala che aveva vocalizzato in sogno. Senza paura. L’indomani lo raccontò alla mamma. “Un tamburo hai detto? Ai piedi dell’albero?”. Lei annuì. “Ti ricordi quando da bambina dicevi che il Giudice delle Note era il tuo insegnante segreto?”. Gaia a dire il vero non lo ricordava più. Ma aveva insistito tanto per prendere proprio quello Schiaccianoci, quando lo aveva visto in giro per negozi con la mamma, trovandolo bellissimo nella sua divisa nera brillantinata e con il tamburello tra le mani. Lo sollevò delicatamente tra le mani e sfiorò le bacchette. “Basta avere paura”, concluse, “Non bisogna mai arrendersi”.

Questo modellino di Schiaccianoci sembra quasi pronto a dare inizio ad una festa, nel suo scintillante abito nero e oro che ricorda gli sgargianti outfit esibiti dagli artisti negli anni Settanta. E da sempre, infatti, queste tinte sono sinonimo di estrosità tanto quanto di raffinatezza. Tra le due, nell’uniforme del soldatino, il nero prevale sulla giubba, brillantinata, e sugli stivali lucidi. L’oro, invece, è il colore di spalline, polsini e dei pantaloni riprodotti sulle gambe. La medesima alternanza di tinte si ritrova nel cappello militare, ispirato al tradizionale kepì trapezoidale ottocentesco, che infatti è dorato con visiera nera. 

È l’oro il colore dominante delle decorazioni che impreziosiscono l’uniforme del Giudice delle Note. Glitterato, nelle fasce che coprono il doppiopetto e nel cinturone in vita, matto nelle casse e nei decori del tamburo. Spiccano, per numero e luminosità, le pietre dalla sfumatura ambrata, equamente distribuite tra copricapo, doppiopetto e stivali. Unici colori dissimili sono il celeste degli occhi dolci dello Schiaccianoci, un po’ stemperato dal nero di sopracciglia e baffi, e il bianco dei capelli e della barba realizzati in sottile maglia di tessuto. Realizzato interamente in legno, sul retro reca la classica leva che permette di aprire la bocca del soldatino.