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“Mamma, Spike ha rapito lo Schiaccianoci!”. Stella fece appena in tempo a girarsi prima di perdere di vista il grosso cagnolone che, con il suo soldatino stretto tra i denti, inseguiva la bambina intorno all’albero in salone. “Lasciatelo stare, quante volte ve l’ho detto?”. Recuperò la statuetta, assicurandosi che non si fosse scheggiata e stirando con le dita i pantaloni di velluto inumiditi dal naso del cane. C’erano tradizioni natalizie a cui Stella non avrebbe mai rinunciato e lo Schiaccianoci a guardia dell’ingresso era una di queste. Quel soldatino in uniforme verde, in particolare, apparteneva a sua nonna che da bambina si divertiva a raccontarle di come in gioventù si fosse innamorata di un principe, poi trasformato in omino di legno per restarle accanto. Ma ecco che, spinto dalle risate della bimba, Spike si stava di nuovo avvicinando alla preda. “Forse è meglio metterlo sulla credenza”. E neppure così ci fu salvezza per lo Schiaccianoci, che venne sommerso da pacchi e buste portati a casa dal marito di Stella, appena rincasato. “Non te la prendere mamma”, commentò il figlio maggiore, “Si vede che lo Schiaccianoci è proprio un membro di questa famiglia. E poi anche tu lo sposti in continuazione”. “Ma non è assolutamente vero!”.
Quella sera Stella si trattenne qualche minuto di più in cucina. In forno c’erano i biscotti pronti per il giorno successivo. Le luci erano spente, ad eccezione di quelle dell’albero che si riflettevano a intermittenza sul vetro delle finestre. La giornata si stava concludendo, un’altra sarebbe cominciata di lì a poco. La donna si voltò. Sussultò. Accanto a lei, sul piano cottura, il suo Schiaccianoci la fissava con un sorriso un po’ sbilenco, le mani a mezz’aria, pronte a suonare il suo tamburo, e un po’ di farina sui pantaloni a sbuffo. Stella non ricordava assolutamente di averlo preso. “Chissà quante storie potresti raccontare sulla nostra famiglia”, disse. E lo portò nella cameretta della figlia, poggiandolo silenziosamente sul letto, accanto alla mano della bambina.
Il soldato Schiaccianoci in divisa verde e pantaloni di velluto che custodisce le storie natalizie
Orgoglioso e coscienzioso protettore della casa, la serietà tipica che si addice agli Schiaccianoci nel Cantastorie Itinierante è stemperata da un accostamento di colori allegri e dai voluminosi pantaloni a sbuffo. La tinta predominante dell’uniforme è il verde, su cui si accende il rosso del doppiopetto, ancora più luminoso grazie ai bottoni simili a brillantini collegati da un filo dorato. Tratto distintivo del soldatino sono i morbidi pantaloni in velluto blu che si gonfiano all’altezza delle ginocchia e si poggiano sugli stivaloni militari, neri come il copricapo, decorato da una pietra con la e visiera dorata, ispirato ai copricapi che nell’Ottocento indossavano i miliziani austriaci.
In legno interamente dipinto a mano
L’aspetto e la posa militaresca di questo soldatino sono un po' addolcite dalla carnagione chiara del viso, dalle gote lievemente rosse e dagli occhi tondi di un celeste intenso. A conferire un’aria di austera severità, però, restano le sopracciglia folte e i baffetti, dipinti di nero, che gli riempiono il viso e mettono in risalto la tipica bocca rettangolare rossa con due file di denti tondi bianchi. La mascella inferiore, inserita nel collo, si muove attraverso una leva collocata sulla schiena. Realizzato in legno, l’unico elemento in stoffa sono i pantaloni con il merletto dorato, il Cantastorie Itinerante fa sentire la sua voce immaginifica attraverso i piccoli dettagli dipinti sulla cintura con la sottile fibbia dorata, nei decori sugli stivali o nei particolari del tamburo porta alla cintola, rosso bordato d’oro, oltre che nelle bacchette mantenute nei pugni chiusi, in attesa di vibrare i loro colpi.
Materiale | Legno-Velluto |
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Colore | Blu |
Larghezza | 10 cm |
Profondità | 8 cm |
Altezza | 35 cm |